ci vuole aneto nella vita per bene!

roma oggi è splendente.

forse sono le gambe chiare e nude delle americane arrivate in città come se fossero in spiaggia, o il sole che picchia sull’ara pacis e illumina tutto intorno di una strana aurea di magia. magari è colpa dell’aneto.

ho mangiato del salmone marinato all’aneto, e l’ho preferito a quello alla rapa rossa, a quello al limone, a quello al pepe e a quello al whisky. si, meglio l’aneto che il whisky per il mio salmone.

un ramoscello di aneto per fare la pace

perché contro il logorio della vita moderna non vale la pena farsi un cynar! il cynar fa schifo, sa di carciofo. fatti un salmone all’aneto e la vita di sorriderà. o come nel mio caso, ti sembrerà splendente.

dopo quindi il consueto cazzeggio e la straparlata classica posso dire che il weekend scorso, dopo essermi presa un giorno di ferie come non mi capitava da mesi, ho passato alcuni dei giorni più belli ever.

con il folle tofu siamo andati in giro per l’umbria a mangiare e spanciarci e mi sono divertita!

ho passato giorni a fare battute giocando su gubbio e dubbio (ahò, erano 4 mesi che non mi prendevo un giorno di ferie, sono andata in iperventilazione), ho scoperto che lo sport nazionale di todi è il tiro con l’arco medievale, ho mangiato il gelato ai fichi passeggiando per le vie di città di castello.

e la sera tornavamo in questo agriturismo chichissimo in mezzo alle fratte e all’oscurità umbra – è davvero buia la campagna umbra in mezzo al nulla – per stenderci in questo letto gigantesco e dormire senza nessun rumore in sottofondo.

non voglio nemmeno parlare di quanto abbiamo mangiato, delle colazioni in cui continuavo ad alzarmi e a riempire il piatto e dello stinco di maiale con le spezie.

sono stata bene e ci sono pure andata gratis!

(era uno smartbox che avevano regalato al fido fermentato di soia per i suoi 30 anni)

cose belle nel mondo. cose belle in umbria.

intanto:

aggiornamenti rapidi e indolori sulla caccia al tesoro più infima della storia: questa!

dopo avergli dato il tormento per un’ intera altra settimana abbiamo scoperto due cose:

1 – il regalo è un viaggio

2 – la sorpresa e la caccia al tesoro sono per la meta.

ora, a parte che pipì continua a essere un pessimo indizio, ho sintetizzato alcune certezze:

– deve essere o in europa o in italia, perché si tratta proprio dei giorni del weekend, con probabile partenza giovedì 30 aprile, dopo il lavoro, e rientro sicuramente domenica 3 maggio sera, il giorno mio compleanno.

– ha aggiunto altri indizi extra perché sono stata un tormento e perché, diciamolo, non può resistere a una faccia carina u.u

riepilogo indizi meta:

– pipì

– blu

– puffi (ha deciso che sarebbe stato un indizio)

– birra

– 6 (inteso come cifra)

accetto suggerimenti e nuove forme di vendetta ispirata per estrapolare, prima del tempo, altre informazioni.

vi amo tutti!

l’aneto mi obnubila il cervello.

la caccia al tesoro per bene

allora, voi magari pensate che io e il mio tofu siamo una squadra normale, una coppia qualsiasi. no, non è così. siamo così celebrali che abbiamo inventato un gioco per il compleanno.

l’anno scorso, il fido tofu compiva 30 anni e per celebrare la sua passione per la formula 1 (lo so, ci vuole pazienza!) gli ho regalato un buono per guidare una ferrari. tutto questo poteva quasi essere nella norma, solo che per arrivarci ho costruito una specie di caccia al tesoro con sei indizi, uno ogni mese, per fargli capire di cosa stessimo parlando.

alla fine, quando il 25 giugno lui ha avuto il suo regalo, lui sostiene che aveva capito tutto e che aveva risolto il gioco. io dico che non aveva capito niente e che sono troppo brava a fare i percorsi e gli indizi.

detto questo, il 3 maggio prossimo è il mio compleanno e io ho iniziato da quasi un mese a rompere le palle a questo povero uomo sul tema: “che mi regali per il compleanno?”

lui, ieri sera, ha deciso di istituire un gioco con indizi, come avevo fatto io lo scorso anno e costruire una caccia al tesoro.

ieri e oggi ho avuto due indizi, ma a partire dal prossimo mercoledì, avrò un indizio a settimana per le prossime cinque settimane, per un totale di 7 indizi, fino al prossimo 3 maggio.

quelli che lui considera indizi brillanti ed evidentemente chiarissimi:

– blu

– pipì

ma vi pare che un indizio possa essere pipì?

si accettano suggerimenti.

il sonno dei giusti e delle pasteis

ah, quindi questo è il periodo migliore dell’anno eh?

quello in cui il sole diventa più alto, le giornate si allungano, nascono i fiori, la ragazze si spogliano. fico.

anzi no.

questo è uno dei periodi che odio di più.

più mi piace l’autunno e il suo scintillare di rossi e aranci, meno mi piace la primavera e il suo molesto rosa e verdino. non sono nemmeno dei colori veri il rosa e il verdino. sono tipo dei colori da femmine, colori pastello. bleah.

ho un disperato bisogno di andare in ferie. ho proprio un disagio fisico del posto di lavoro in questi giorni.

giornate interminabili con il pensiero rivolto solo alle ferie.

non necessariamente alle vacanze, proprio a un periodo di pausa dal lavoro.

e non ho idea di come fare, ho un sacco di ferie arretrate, ma non posso prendere giorni o fare programmi. da quando ho cambiato area è diventato molto difficile fare programmi per il medio e lungo periodo, perché potrebbe sempre uscire fuori qualcosa in grado di incasinare il tutto.

io però sono stanca, ho tanto sonno arretrato e un sottile mal di testa al martello.

ho sonno e fame e sto facendo i capricci.

non riesco nemmeno a leggere. passo giornate tra il pc per il lavoro e la tv la sera.

gelato e biscotti plasmon e panna e scaglie di cioccolato. voglio cenare così.

lasciatemi stare.

lasciatemi stare.

lasciatemi riposare.

sandman

stanotte invoco sandman e sarà ancora più difficile riuscire a dormire, del resto, non dico mai le mie preghiere prima di andare a letto, ma lui, il signore dei sogni, saprà cosa fare.

Exit: light
Enter: night
Take my hand
We’re off to never-never land

Something’s wrong, shut the light
Heavy thoughts tonight
And they aren’t of Snow White.

le pasteis piagnone e cenerentola.

l’età non mi fa tanto bene, sono diventata una piagnona.

è vero che è pure una condizione familiare, una specie di croce che noi signori pasteis ci portiamo dietro da generazioni e generazioni. note al pubblico sono le lacrime di mio zio ogni natale, perché la famiglia è riunita. o le lacrime che versava mio nonno per lo stesso motivo. o magari quelle di mio fratello quando gli ho fatto credere che stavo per sposarmi. ma qui si sta per sfiorare il ridicolo.

tipo, ieri per riprendermi da due giorni di forti tensioni al lavoro (non ero io quella con le tensioni, ma se fai parte di un gruppo di lavoro che subisce tensioni continuamente, anche se non sei tu quella che litiga direttamente, subisci indirettamente il nervosismo degli altri), mi sono fatta portare al cinema a vedere cenerentola.

si, lo so. è da femmina.

ahò, pure io ogni tanto ho bisogno di vedere/fare cose da femmina.

e si, potrei dirvi banalmente che ci volevo andare per la regia di kenneth branagh, ma non sarebbe la verità completa. la verità completa è che volevo qualcosa di leggero che finisse bene.

sul film in sé non mi dilungherò, perché tanto la storia la conoscete tutti (ah, non ci sono i draghi? e che l’ho visto a fare? – giusta domanda) posso dire che la fotografia e la regia sono fatte molto bene. posso anche aggiungere che metà film lo regge un’immensa cate blanchett nel ruolo di perfida matrigna. non mi dilungherò sul modello femminile sbagliato di donna che non solo non riesce a imporsi come essere umano, ma ha pure bisogno prima di una magia e poi di un uomo per riprendersi un minimo di dignità. no, non lo farò, quello lo sapevamo già.

quello che non mi spiego è perché io mi sia commossa guardando la trasformazione dell’abito.

o perché l’altra volta sono scese due, tre, quattro lacrime guardando una madre che vedeva la figlia con indosso l’abito da sposa per la prima volta su real time.

o perché diamine io mi sia rammollita a tal punto da commuovermi ANCHE quando ho visto le foto dei bambini adottati da una coppia che conosco. io li odio i bambini. mi fanno pure paura. forse erano lacrime di terrore.

ecco. il terrore va bene.

più terrore meno piagnoni.

sad-crying-l

mal di testa e nubilati: i per bene li ho lasciati a casa.

è come un bzzzzz continuo.

come un silenzioso trapanare il cranio.

potevo rimanere a casa, potevo stare nel letto tutto il giorno a riprendermi da queste notti insonni e da questo mal di testa continuo. invece sono qui, sono venuta per rispettare una scadenza al lavoro, ma mi sento come se avessi un trapano nel cervello.

forse è colpa anche del motorino, il nuovo acquisto. del freddo preso all’olimpico a vedere il rugby, dei trecento messaggi ricevuti per l’addio al nubilato.

ora, io dico che ci sta, che un’amica che si sposa voglia “giocare”. ci sta che ci sia tutta una frenesia per la preparazione, e ci sta anche se lei ha già preteso le damigelle, il colore, il vestito, le scarpe con il tacco e il menù vegetariano.

io e lei siamo amiche dal primo giorno di prima elementare, quindi ci sta che per un matrimonio, il suo, ci sia tutto questo fervore di preparativi.

ma siamo seri.

va bene il vestito, l’arancione, le scarpe, va bene anche l’assenza di alcool per rispetto alla sua fede religiosa, ma mi posso mai mettere a fare la danza del ventre per festeggiare il suo addio al nubilato?

non era meglio prenderci una sonora sbronza? no, perché per fede non beve.

non farò la danza del ventre. non ci riuscirà.

ho mal di testa.

ci mancava solo l’addio al nubilato.

specchio riflesso senza ritorno: l’epica battaglia dei cetrioli volanti

se c’è una cosa in questi due anni di lavoro che ho imparato, è che non ti puoi distrarre un attimo: il cetriolo volante è sempre dietro l’angolo.

e i cetrioli si sa, arrivano sempre alle 17:45 del venerdì. ma in altri sfortunati casi possono manifestarsi in tutta la loro conturbante presenza anche prima.

oggi me ne è arrivato uno, ma io sono più furba:

SPECCHIO RIFLESSO SENZA RITORNO!

sto pensando di farne delle magliette.

doppialibidine

le dita non saranno mai per bene

al mondo esistono sfumature diverse di umanità, nessuno è uguale all’altro.

io per esempio sono una di quelle persone che si tira le pellicine delle dita con i denti, fino a staccarle. non mi fermo mai, nemmeno davanti al sangue. la pellicina mi disturba è nemica di quella visione di precisione e controllo che voglio ci sia nella mia vita.

la pellicina è il caos, e io voglio l’ordine.

allora succede che si capisce subito quando affronto i periodi di stress.

basta guardare l’estremità delle dita: crosticine, segni rossi, cerotti.

non mi fermai nemmeno dopo la prima infezione. il dito si riempì di pus. ripromisi a me stessa che non l’avrei più fatto, invece è più forte di me.

certo, è la versione economica del tabagismo.

se avessi fumato le sigarette avrei meno soldi di adesso e le dita più gialle.

io invece sto sempre con le dita in bocca, come un ritorno al passato, come il pollice da succhiare o la coperta di linus.

e quando le dita si gonfiano per il caldo o per la bici che le strofino ancora di più.

ho messo un anello con i fiori all’anulare destro. sono un ciliegio e un gerbera, i fiori semplici dei bambini, ma non faccio che spostarlo da un dito all’altro. le dita si gonfiano e si sgonfiano, gli anelli scivolano via e io ho paura di perderli.

e mi lavo le mani sempre. prima del bagno, dopo il bagno, prima di mangiare, dopo mangiato, mentre cucino, mentre metto in ordine, e ogni due ore quando sono al lavoro. un continuo ripulire la pelle e la coscienza. forse mi sento in colpa per qualcosa con tutto questo lavare via.

non è una questione di igiene. è una questione di sensazioni sulle mani. mi piacciono l’acqua e il sapone sulla pelle.

adesso sento le mani grasse per il ticchettio sulla tastiera consumata, ma non posso lavarle subito. ho messo un cerotto per una pellicina strappata via. la macchia di sangue diventa sempre più grande.

ha ragione mia madre, non imparo mai.

pensieri ciclistici in libertà

propongo una serie di pensieri ciclistici perché a roma si sa, fare di tutta un’erba un fascio, è un’esigenza.

a roma esistono diversi tipi di ciclisti.
c’è il ciclista sportivo: quello con le tutine aderenti e dai colori sgargianti. lo riconosci per quell’approccio scientifico alla materia, di solito lo avvisti la domenica o il sabato mattina. è come un supereroe di giorno impiegato ingessato, il weekend sgargiante corridore. si muove in gruppo e per lui la bici è lo sport assoluto, è sempre con lui una questione di metri pedalati in salita.
poi c’è il ciclista assolutista: quello che ha buttato la macchina, è integralista, tutti gli spostamenti in bici. fa le critical mass, le manifestazioni pro bici, il bici bus, ha votato marino per la bicicletta e ora è molto deluso, è politicamente impegnato nel rispetto del dogma due ruote. è molesto come un testimone di geova e ottuso come un crudariano, ma si sa, nessuno è perfetto. i più estremisti tra loro sono quelli che pedalano scalzi, così stanno più a contatto con la natura intima del mezzo.
poi ci sono i miei preferiti: i ciclisti perfetti. i ciclisti perfetti sono quei fighetti con le pieghevoli da 2000 euro o le bici a scatto fisso perchè la vera essenza della bici la capisci con quelle. qualcuno di loro quest’anno, capito il trend, ha comprato la bici con i copertoni spessi. pedalano perché fa fico. infatti la piega resta identica e non sudano mai. li riconosci perché sono quelli che non percorrono in bici più di 800 metri, ma vuoi mettere quanto fa fico pedalare per 800 lunghi metri?
i ciclisti elettrici meriterebbero un capitolo a parte: sono una via di mezzo tra il ciclista perfetto per il sudore e la piega e il ciclista assolutista, non ha altro mezzo all’infuori di lei. la bici elettrica gli è costata come un motorino: si sente figo, ecologista e pure un po’ furbo. gran paraculo in realtà, infatti marino….
poi c’è la categoria a cui appartengo io: il ciclista disagiato. bici da quattro soldi, con zero accessori. si certo, pedalare fa figo, ma grazie, se mi dai un passaggio in macchina oggi me la risparmio. cosa? la salita? ah vabbe’ mi sa che chiamo un uber.

di quella volta che: estate, casa e lavoro

io sono una massimalista.

voglio tutto e subito, ma non per arroganza, perchè sono un’ansiosa e voglio il controllo di quello che succede intorno a me, in ogni momento.

nell’ultima settimana, per esempio, sono successe tre cose indicibili:

1 – ho deciso che il piano di andare in irlanda questa estate era fico, fichissimo, ma quest’anno, a differenza degli ultimi due, ho la consapevolezza di avere solo tre settimane di ferie da qui ai prossimi 40 anni, e questo mi ha fatto vedere le cose attraverso un’altra prospettiva. se l’unico periodo in cui posso andare in vacanza è agosto che almeno la vacanza sia pazzesca. quindi accantonata la verde irlanda per un momento in cui sarò più vecchia e desiderosa di viaggi europei, io e il mio fido tofu abbiamo deciso per altri lidi:

ipotesi uno: east coast in macchina, da boston a washington dc con tanto rock and roll di sottofondo e pernottamenti in beceri motel,

ipotesi due: transmongolica, un viaggio in treno da mosca a pechino passando per la mongolia, come se fossimo intellettuali del tardo ottocento filosofeggianti e un po’ romantici,

ipotesi tre: hong kong – seul, dalla ruggente tigre asiatica alla capitale della korea del sud per tre settimane di noodles e ramen!

le tre ipotesi, tutte affascinanti, sono in sospeso per le prossime due settimane che impiegheremo per capire costi, spostamenti e fattibilità.

2 – presa dall’ispirazione di un momento di buco al lavoro, mi sono messa a cercare case. case da comprare dico. abbandonare il grazioso monolocale open space al pigneto per accollarmi un mutuo di trentanni per un trilocale di belle speranze e molte intenzioni. insomma, non è che mi serve casa, ma mi sono messa a cercarne una da comprare (non è ancora ben chiaro con quali soldi) perché ora sono una pasteis grande e responsabile e vado a vedere case. per ora ne ho viste solo due, ed entrambe poco adatte, ma la signorina pasteis che è in me ha fiducia.

3 – c’è un progetto imprenditoriale nell’aria. lo so che in tempo di crisi le start up che non fanno innovazione tecnologica, cadono come mosche, ma sempre la signorina pasteis che è dentro di me, vuole fare qualcosa di suo e liberarsi di un po’ di sovrastrutture inutili. ho fiducia. tantissima. soprattutto nelle persone intorno a me che stanno credendo a questa cosa.

morale della favola: ho bisogno di un sacco di soldi per fare tutte queste cose. talmente tanti che tempo che dovrò unire la mia brillante carriera di serva della gleba a una sempre di grande chicchissimo come quella della piccola fiammiferaia d’alto borgo.

che tradotto vuol dire che sto cercando anche un altro lavoro part time da unire al mio che invece è full time e mi sono anche inscritta a un concorso pubblico, quindi devo trovare il tempo per studiare.

vi voglio bene tutti.